Homo Influencer è il libro che io e Marta Migliore abbiamo appena dato alle stampe. Il titolo rimanda all’approccio marketing e sociologico su un fenomeno, quello dell’influencer marketing, che ha radici molto più antiche di quanto si sia soliti pensare.
Alla base una considerazione: l’uomo per esprimere la sua innata socialità si specializza nei sistemi di comunicazione più idonei alle comunità nei quali è inserito. I simboli cuneiformi, i geroglifici, le prime forme di scrittura con codice alfabetico: da sempre l’uomo sente il bisogno di comunicare con i suoi simili dotati di logos.
Diversamente dalle altre specie, quella umana vuole infatti capire ed influenzare la realtà circostante e a questo scopo introduce una varietà di tradizioni, rituali, regole comportamentali e morali, norme e leggi, come base del vivere sociale.
In questa logica l’Homo Influencer rappresenta lo stadio di evoluzione della nostra contemporaneità, caratterizzata da connessioni virtuali, influenza tra pari e linguaggi ipersemplificati, grazie al diffuso utilizzo di emoticons, hashtag, tweet, selfie, podcast, foto, video brevi.
L’essenza dell’influencer non si risolve nella potente capacità mediatica che gli consente di indirizzare messaggi pubblicitari a un pubblico più o meno ampio. Né troviamo totale soddisfazione in definizioni generiche, secondo le quali gli influencer sono esperti di una specifica materia, fonti autorevoli di informazioni e buone pratiche. E’ qualcosa di più: il salto di specie che porta con sé la riformulazione dei comportamenti sociali, agisce sulle dinamiche tra pari, modifica i rapporti tra brand e consumatori, tra elettori e leader politici, tra insegnanti ed allievi, tra celebrità e persone comuni.
“La professione del creator è anche un nuovo modello organizzativo, che rompe gli schemi della più tradizionale filiera di produzione e distribuzione dei contenuti, essendo in grado di accentrare su di sé funzioni editoriali complesse e specializzate, grazie alla semplificazione tecnologica offerta dalle piattaforme social”
L’influencer è anche una potente fonte di ispirazione: analizza il mercato, monitora l’evoluzione della domanda, fa emergere trend sociali. Questo anche grazie agli insight derivanti dalle interazioni utenti-influencer. Nella nuova economia dell’attenzione, la possibilità di rivolgersi all’influencer come si farebbe con un amico – attraverso commenti, domande e messaggi privati – regala all’utente la sensazione di essere ascoltato e genera un senso di community, driver fondamentale di attenzione ed engagement, in modo nettamente superiore rispetto ai più tradizionali call center aziendali.
Entro la fine del 2021 si stima che le aziende destineranno all’Influencer Marketing investimenti superiori ai 13 miliardi di dollari. A livello globale questo vuol dire che siamo dinanzi a un fenomeno in piena e costante espansione.
“Questo libro mette a frutto la nostra esperienza professionale ed imprenditoriale per offrire un importante strumento di innovazione manageriale, con l’obiettivo di restituire all’influencer marketing una dimensione di industria, dando voce a tutti i suoi attori”
Homo Influencer è quindi un contributo per indirizzare le scelte di organizzazione e di comunicazioni d’impresa, un “anello mancante” nei processi di knowledge transfer dell’innovazione manageriale, quella che non nasce nei laboratori universitari ma nei mercati, nelle organizzazioni, nelle istituzioni e nell’incontrollabile – e per questo sempre sorprendente – rete di relazioni sociali in cui tutti siamo immersi.
E’ un libro dedicato ad un ampio pubblico di specialisti e non, per chi si occupa di marketing e comunicazione, per chi intenda comprendere meglio le dinamiche dell’era digitale o, semplicemente, per chi desidera avere gli strumenti per interpretare un fenomeno che sta cambiando il nostro modo di decodificare e interagire con la realtà.
Siamo tutti influenzatori, in qualche misura. E, che ci piaccia o meno, siamo pure tutti influenzati. Nelle nostre scelte di vita e non di meno in quelle di consumo.