Influencer provocatori interessanti o cacciatori di like? |Rudy Bandiera|

Moltissime volte mi sono chiesto quale sia il confine tra essere provocatori con un senso compiuto o semplicemente volgari cacciatori di like. Per rispondere a questa mia domanda devo prima capire cosa significhi, davvero, essere provocatori: “invito alla lotta, sfida al combattimento o a un duello”. 

Sfida a duello. E che c’è di male?

Mi spiego: molto spesso ho parlato della difficoltà di confronto insita nel sistema dei social network, quello che io chiamo bolla dell’ego ovvero quella impossibilità di confronto che i social stessi, i motori e i loro algoritmi ci impongono.

Avete mail letto il libro “Il filtro” di Eli Parisier? Tratta di “filtri software” ovvero di agenti che si occupano, al posto nostro, di scegliere quello che noi stessi dobbiamo vedere. Si legge, in un interessante passaggio:

La maggior parte di noi crede che i motori di ricerca siano neutrali. Ma presumibilmente lo pensiamo perché sono sempre più impostati per assecondare le nostre idee. Lo schermo del nostro computer è uno specchio che riflette i nostri interessi perché gli analisti degli algoritmi osservano tutto quello che clicchiamo

Questo vale anche per i social e  funziona in modo piuttosto semplice ovvero ogni risultato a una nostra ricerca o azione, è indirizzato o modificato in base a tutte le nostre azioni precedenti.

Se cerco spesso la parola “sushi” su Google, il motore sa BENISSIMO che a me piace il sushi, o quanto meno che ne sono interessato, e sa quindi quale tipo di risultati mostrare quando scrivo, per esempio “ristoranti”. Anche senza che io dica sushi.

Sui social è ancora peggio: l’algoritmo mette come primo valore l’affinità tra gli individui impedendo, di fatto, che io possa vedere contenuti distanti dai miei punti di vista.

Ma allora com’è possibile fare parlare di qualcosa se questo qualcosa viene indirizzato solo a un tipo di persone che, probabilmente, la conoscono già?

Se i social premiano le affinità forse è la provocazione l’unica cosa in grado di fare uscire un discorso dai propri confini.

Alcuni potenti influencer utilizzano la provocazione proprio per essere in grado di uscire dalle proprie bacheche e per arrivare dove altrimenti, a causa dei limiti dovuti agli algoritmi, non arriverebbero mai.

Come?

Ci sono alcune semplici regole da seguire per poter essere un vero provocatore e la prima, sacrosanta, è dire il contrario di quello che direbbe la massa. Ma attenzione, il rischio di essere un banalissimo bastian contrario o peggio, un tonto, è molto alto.

Si perché se si vuole essere contro si deve essere anche MOLTO preparati oppure fare esternazioni che facciano ragionare senza una eccessiva esposizione Il fianco deve essere esposto ma anche agilmente sottraibile, per capirci.

Insomma, è difficilissimo e in pochi riescono.

La seconda regola per provocare in modo corretto è non strafare altrimenti ci si brucia. Si deve far ragionare gli altri ed essere pronti al duello, non buttare acido sulle cose e devastarle.

E’ ovvio che non è semplice e che è un qualcosa per cui si deve essere portati ma penso che la provocazione vera, quella fatta non solo per i like ma per fare ragionare, sia una manna dal cielo in un mondo in cui non siamo noi a decidere cosa leggere ma degli algoritmi.

State solo attenti a farlo bene: il confine tra un provocatore e un cretino non è poi così grossolano.

A social influencer, journalist and web consultant, with particular attention to the world of social media and what sometimes is improperly defined as “unconventional marketing.”. Get in touch with him at @RudyBandiera

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