Ask The Creator: intervista con Laura Miola

Ask The Creator: intervista con Laura Miola

Per la nostra rubrica “Ask the creator”, in occasione della Festa della mamma, abbiamo intervistato Laura Miola, protagonista della nostra ultima classifica dei migliori family influencer italiani su Instagram per la categoria “rising star” . Il suo profilo Instagram oggi conta circa 96.000 follower e in media i suoi post ricevono circa 10.400 interazioni. Scopriamo la sua storia e i consigli per chi vuole intraprendere un percorso da creator.

Ciao Laura, raccontaci un po’ di te e di come è nato il tuo progetto.

In realtà è nato tutto spontaneamente. Quando ho aperto il mio profilo Instagram non avrei mai immaginato che sarebbe diventato un giorno anche un lavoro. Io ho una neuropatia chiamata Charcot Marie Tooth, è una malattia degenerativa, sapevo che un giorno non sarei più riuscita a camminare e quando quel giorno è arrivato avevo bisogno di capire come poter vivere la mia vita “da seduta”. Instagram è una finestra sul mondo mondo e mi ha permesso di scoprire persone che vivevano la mia stessa situazione. Questo mi ha aiutata tanto, ho capito che potevo fare tantissime cose, anzi che potevo fare tutto, guardare gli altri ha aiutato me a reagire e vedere le cose da un’altra prospettiva. Così ho iniziato anche io a condividere i miei traguardi, i miei obiettivi, i miei pensieri, una sorta di diario, e piano piano le persone si sono affezionate a me, hanno iniziato a seguirmi ed ho scoperto che anche io ero diventata un supporto per gli altri, qualcuno che ti dice “ce la puoi fare“.

Quali sono oggi le caratteristiche distintive che dovrebbe avere un creator per fare la differenza? Nello specifico, su cosa hai basato la tua identità nel mondo dei social.

La mia identità sui social l’ho basata esattamente sulla mia identità. Penso che ognuno di noi abbia un mondo dentro, un mondo unico. Un creator per fare la differenza secondo me deve essere esattamente se stesso, senza emulare nessun altro; solo così si può essere davvero unici.

In questo periodo delicato caratterizzato dall’emergenza Covid-19 com’è cambiata la tua attività di influencer?

Durante il covid tutti noi credo abbiamo utilizzato di più i social network per non sentirci soli e per cercare quei legami che ci sono stati negati e che sono essenziali per vivere: la relazione con gli altri. Ho cercato di essere presente sui social e cercare in qualche modo di inviare un messaggio di speranza. Sapere che si sta vivendo la stessa battaglia dà forza.

Quali sono i fattori a cui presti maggior attenzione quando i brand ti propongono una collaborazione per decidere se accettare o meno?

Quando mi viene proposta una collaborazione mi domando sempre: “userei comunque questo prodotto?”.
Ci sono realtà che magari non sono conosciute ma che tante volte vale la pena conoscere. Sono felice che un’azienda scelga me, il mio volto, per rappresentare il loro prodotto o servizio o un’esperienza. Mi sento responsabile sia nei confronti dell’azienda che ha scelto me (ci tengo tantissimo a fare un buon lavoro curando i contenuti), sia nei confronti delle persone che mi seguono ed hanno fiducia in me.

Esistono secondo te social, formati e tecniche che funzionano meglio nel mondo family e quali pensi possano essere i prossimi trend?

Sono sincera non ne ho idea. Il mondo social è abbastanza imprevedibile 😅. Ma ho notato che ultimamente le persone cercano leggerezza sui social, cercano di distrarre la mente magari da tante notizie non bellissime che ci sono in questo momento.

Che consiglio daresti a chi vuole intraprendere un percorso da creator simile al tuo? Quali sono invece gli errori da evitare?

Non mi sento di dare consigli in realtà, anche io imparo ogni giorno in questo mondo. Posso dire a chi vuole intraprendere questo percorso di vederlo come un percorso di relazione con gli altri e non come un qualcosa a senso unico. Se sai che puoi dare qualcosa agli altri allora è un buon motivo per intraprendere questo percorso. Ai brand che vogliono lavorare con una family influencer mi sento di consigliare di non vedere la family solo come un content creator ma di tener conto anche dell’individualità e la spontaneità che caratterizza quella famiglia.

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