Mi ricordo che questa estate si fece un gran parlare di una ragazzina bionda, appena maggiorenne, una ragazzina che con i suoi capelli lunghi e il suo sorriso sornione, riempiva le librerie (ma non solo) come nemmeno le rock star anni ’70 e le loro biografie riuscivano a fare.
Orde di ragazze (ma anche molti ragazzi) facevano la fila in totale e completo delirio per vedere Sofia Viscardi nella sua immagine 3D, in carne et ossa. Famiglie costrette a peregrinazioni infinite per portare i figli estasiati ad incontrare lei, la diva et icona indiscussa della vendita dei libri Mondadori, l’eroina YouTubber che racconta la normalità come nessuno ha mai fatto prima o che riesce, questo di sicuro, ad arrivare come nessuno ha mai fatto prima, raccontando la routine.
Ricordo benissimo che la domanda che “i grandi” si facevano era piuttosto semplice e a volte anche molto arrogante: “ma chi cazzo è ‘sta Viscardi?” con quel tono di chi è talmente superiore da non avere nemmeno voglia, oltre che bisogno, di approfondire la cosa.
Il tono di quello che legge i classici e non si avvicina alla letteratura contemporanea, quel tono di chi ascolta il jazz e non si avvicina manco per sogno ai Metallica. Il tono che hanno gli adulti verso i bambini tipo “si dai, bello ma non mi rompere”. Il classico atteggiamento radical chic.
Beh, Sofia Viscardi ha più fan di una cantante pop: un milione e 200qualcosamila followers su Instagram, 384qualcosamila su Twitter, 170qualcosamila sulla pagina Facebook e 80qualcosamila amichetti su Snapchat. Questo a luglio 2016, quando le genti appunto dicevano “ma questa chi è?”.
Ecco chi è, un fenomeno straordinario e da non snobbare, è il motivo per il quale i ragazzini spiegano i modelli di business delle Web Stars ai propri genitori i quali passano sopra a tutto con un “bello bello” ma senza capire davvero.
Il mondo del YouTubber va al di là dell’influence marketing e sta diventando un mercato molto più ricco e soprattutto molto più penetrante e funzionale, della televisione: se un Favij fa un video e viene visto da 5 milioni di ragazzi PERFETTAMENTE in target, allora scusate ma siamo di fronte a qualcosa che, commercialmente, batte ogni Bruno Vespa e ogni Porta a Porta della TV.
Ok, presso i media classici non avranno la stessa risonanza, i giornali non ne parleranno come del politico di turno, le radio non li inviteranno in trasmissioni alla moda, ma se voi foste un’azienda dove vorreste fossero mostrati i vostri prodotti? Su un pubblico enorme e in target o su un pubblico trasversale e distratto, oltre che più piccolo?
Questo atteggiamento superficiale e facilone degli adulti verso le nuove star del Web è del tutto intollerabile: il fatto che io che ho 43 anni non conosca qualcuno non fa di me una persona migliore, non vuol dire che questo qualcuno non esista e non vuole nemmeno dire che chi segue questo qualcuno sia stupido, irritante o innaturale.
Con i video è possibile raggiungere un pubblico enormemente vasto perché non si racconta di qualcosa e basta, ma si fa VIVERE qualcosa: i video amplificano l’empatia in maniera stupefacente e questi ragazzi, che noi snobbiamo, hanno trovato un nuovo e potente sistema per comunicare.
Non solo: come ho detto su questo blog di Buzzoole non troppo tempo fa in un post dal titolo “Il 2017 sarà l’anno dei video. Oppure no?” i video sono molto molto difficili da fare, da realizzare, da pensare, da girare. I video sono un casino difficili! Se non si vuole sembrare dei cretini è necessario talento e lavoro. Lavoro e talento. Se si hanno entrambi o si possono mettere sul campo insieme, molto meglio.
Quindi, a tutti quelli che dicono che sono cazzate, che gli YouTubber dovrebbero andare a lavorare, che si dovrebbero trovare un lavoro vero, che non sanno fare nulla io dico una cosa piuttosto semplice: sono certo che ogni YouTubber sarebbe in grado di fare quello che fai tu di mestiere, ma tu saresti in grado di fare quello che fa lui?
Siamo di fronte a una nuova forma comunicativa, semplicemente. Ammetterlo, con umiltà, è il primo passo verso il capire qualcosa in questo neo-rinascimento che stiamo vivendo.
Caro Rudy,
lavoro vicino la Mondadori del Duomo e non hai idea quanto mi senta vecchio ogni volta che passo e vedo un gruppo di marmocchi fare la fila per gente che non conosco….
Poi se dobbiamo dire una cosa, gli youtuber una cosa la sanno fare, “comunicare”.
Citando una canzone ….”Il giovane d’oggi non vale una cicca Dicevano di Garibaldi i vecchi di Nizza Dici che tua figlia ascolta l’immondizia Ma dopo ti emozioni con People From Ibiza”….
Questo concetto, purtroppo, è un concetto che torna ad ogni cambio di generazione, negli anni ’60 cosa pensavano i “grandi” di tutti quei giovani capelloni che ascoltavano il rock (detta anche la musica del diavolo)?
È una questione di mentalità che, spero, la mia generazione non porterà avanti quando sarà più vecchia.
sei avanti!