Oggi il mercato, luogo economico e sociale in cui si incontrano aziende e consumatori, è diventato complesso. Complesso proprio nel senso etimologico del termine, cum plexum, con nodi, intrecciato come in una rete fatta di relazioni, potenziate dall’informazione e dalla tecnologia. Ogni azione che irradia da un nodo si può trasferire agli altri, producendo reazioni e può innescare processi sequenziali, anche di influenza, a catena.
I nodi più importanti sono i consumatori, le aziende, i creator. Ognuno di essi dispone di risorse che in passato non erano disponibili e che ne potenziano le abilità. Sto parlando di dati e tecnologie.
Il consumatore odierno è un consumatore aumentato perché grazie alle tecnologie digitali, internet e smartphone, è diventato più consapevole e ha ridotto l’asimmetria informativa che lo ha sempre visto in una posizione di debolezza rispetto alle aziende. Inoltre ha capito che può far sentire la propria voce in rete e far pressione sulle organizzazioni affinché prestino ascolto alle esigenze dei clienti. Questo nuovo consumatore, di conseguenza, è anche più sfuggente e meno fedele alla marca. E’ in grado di farsi un’idea sulla bontà di prodotti e servizi, anche con l’aiuto di intermediari.
Gli intermediari più importanti sono i creator che per emergere e rimanere sulla cresta dell’onda, in un panorama così competitivo, sono chiamati a mutar pelle e diventare “augmented creator”.
Nella mia visione, il creator aumentato può essere definito come l’influencer che riesce a sfruttare strategicamente la tecnologia e i dati per amplificare le proprie capacità e possibilità (magari mettendole al servizio di un progetto imprenditoriale).
L’ultimo nodo è rappresentato dalle aziende che, per rispondere adeguatamente alle esigenze del consumatore e collaborare con gli influencer, dovrebbero ripensare il proprio modo di fare marketing. In un mercato dinamico non basta più il marketing cosiddetto digitale, sia perché rappresenta solo una parte del customer journey, sia perché si limita a sfruttare alcuni strumenti in maniera tattica.
Occorre, invece, ripartire dai princìpi del marketing e usare dati e tecnologie (hardware e software) in maniera strategica per ottimizzare le attività aziendali, accedere ad una percezione più estesa e profonda della realtà, progettare esperienze di valore per persone e macchine.
Di questo parlo nel mio nuovo libro “Marketing Aumentato”, in uscita il 7 gennaio, che vuole essere una bussola per orientarsi nei nuovi territori di una professione che, a contatto con la tecnologia, ha mutato il suo DNA.