Non è pubblicità occulta e nemmeno una marchetta. Il post che hai visto scorrendo il tuo feed di Instagram dove si parlava di quel Brand ha un’origine precisa con un nome e un cognome: si chiama Influencer Marketing. Il proliferare dell’utilizzo di Content Creator da parte di Brand per sponsorizzare prodotti ed eventi, ha fatto sì che questo strumento di marketing generasse attorno a sé una grossa attenzione soprattutto in riferimento alla questione etica.
Nel dibattito tra gli operatori, infatti, è venuto a galla il tema della trasparenza imponendo una serie di interrogativi sulla liceità dell’Influencer Marketing: è da considerare una zona franca della pubblicità? Oppure è necessario palesare il messaggio pubblicitario e quindi la collaborazione tra Influencer e Brand? Quali sono gli strumenti a disposizione per essere trasparenti nei confronti del pubblico? C’è una regolamentazione da osservare?
Una situazione di incertezza diffusa, per ovviare alla quale nel giugno 2016 l’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) ha pensato di redigere un codice di comportamento, la Digital Chart 1 (poi aggiornata nel 2017). Nel nostro paese, infatti, vigono il Codice del Consumo e il Codice della pubblicità, che però non fanno un esplicito riferimento alle attività svolte attraverso i social media. Lo IAP, così, ha messo nero su bianco i punti da rispettare quando c’è un endorsement a un Brand da parte di un Influencer. Punti che finora erano delle semplici raccomandazioni mentre dal 29 aprile di quest’anno diventano delle vere e proprie regole da rispettare inserite in un apposito Regolamento parte integrante del Codice IAP, e al cui rispetto saranno tenuti tutti coloro che direttamente o indirettamente aderiscono al sistema autodisciplinare.
Come impostare una campagna di Influencer Marketing trasparente
Per chiarire la natura pubblicitaria delle pubblicazioni sui social, è necessario l’utilizzo di hashtag o diciture specifiche atti a rendere evidente al pubblico il rapporto commerciale da cui originano. La Digital Chart dello IAP specifica due modalità alternative o da utilizzare insieme:
- Inserire in modo ben distinguibile nella parte iniziale del post la seguenti diciture:
- Pubblicità /Advertising
- Promosso da…brand/Promoted by…brand
- Sponsorizzato da…brand/Sponsored by…brand
- In collaborazione con…brand/ In partnership with…brand
- Inserire entro i primi tre hashtag uno dei seguenti:
- #Pubblicità/#Advertising
- #Sponsorizzato da…brand/#Sponsored by…brand
- #ad unitamente a #brand.
Lo IAP contempla anche il caso in cui esiste – sì – un rapporto commerciale tra Brand e Influencer ma il compenso non è di natura pecuniaria bensì si concretizza con l’invio del prodotto da parte dell’inserzionista gratuitamente o per un modico valore; in questo caso chi li utilizza deve evidenziare solo che ”il prodotto è stato inviato dal brand”
I Branded Content di Facebook
Facebook, nel frattempo, ha pensato a una soluzione per venire incontro sia alle esigenze delle aziende sia a quelle dei Content Creator. I Branded Content di Facebook infatti, fanno sì che la natura promozionale di un post sia ben chiara e visibile sotto il nome dell’Influencer. Inoltre, questo tool (lo abbiamo spiegato bene qui) permette ai Brand anche di monitorare i risultati reali della pubblicazione scongiurando l’utilizzo di pratiche fraudolente. In questo caso non è necessario l’utilizzo di diciture e hashtag citati in precedenza data la chiarezza del messaggio pubblicitario.
Buzzoole crede che la trasparenza sia un valore per Influencer e Brand, e da tempo ha avviato iniziative di sensibilizzazione in collaborazione con IAP (di cui è socio sostenitore) e Unione Nazionale Consumatori. Inoltre, in tutte le campagne di Influencer Marketing veicolate attraverso la piattaforma tecnologica Buzzoole vengono automaticamente aggiunti gli hashtag della trasparenza.
Puoi approfondire l’argomento e scoprire Brand e Influencer più trasparenti scaricando il nostro whitepaper “La trasparenza nell’Influencer Marketing”.
ph: @benedetta_mariotti