Postato su YouTube o su Facebook, il video è diventato rapidamente uno dei metodi più incisivi per parlare al pubblico. Il video facilita le condivisioni, le interazioni e rende facile la fruizione del contenuto che, se curato dal punto di vista estetico, narrativo e musicale, riesce a coinvolgere, divertire o trasmettere stati d’animo più complessi da descrivere o ottenere attraverso la parola scritta.
In questo preciso momento storico, l’affollamento di contenuti testuali rende indispensabile rivolgersi a nuovi tipi di contenuti, più complessi da realizzare, ma che consentono di alzare l’asticella della qualità, rendendoci unici. Questo concetto si afferma anche in un articolo di entrepreneur, nel quale l’autrice Liraz Margalit – psicologa ed esperta di marketing digitale – mostra interessanti dati sulla produzione dei contenuti video da non sottovalutare.
L’accessibilità
I video sono elaborati dal cervello 60.000 volte più velocemente rispetto al testo. Gli esseri umani sono pigri e tendono a preferire il mezzo di apprendimento più facile. La lettura prevede uno sforzo cognitivo molto più rilevante, una “voce interiore” che è alla base della nostra capacità di attenzione. La lettura non è un processo automatico, ma prevede l’attivazione di una parte rilevante del cervello.
La seduzione
Al contrario della lettura, in cui il nostro sistema cognitivo lavora sodo per poter elaborare pensieri e riflessioni, il video riesce a creare una connessione empatica con lo schermo. Le emozioni sono ottenute mediante reazioni fisiologiche automatiche, spiegabili attraverso il meccanismo dei neuroni specchio. Il nostro cervello si immedesima in quello che si svolge nella scena, facendoci sentire parte di essa.
Non sempre funziona
I giovanissimi sono il pubblico naturale del contenuto video. Hanno più tempo a disposizione, sono spesso interconnessi e il fattore “intrattenimento” li coinvolge più facilmente rispetto a chi si collega a Facebook o LinkedIn dal lavoro. Al contrario, se il nostro target fosse costituito dai manager che accedono a Internet per prendere decisioni informate, difficilmente arriveremmo a loro attraverso un video. Ci riusciremmo meglio, probabilmente, con un testo di facile lettura e con focus ben chiari. Insomma, ci sono pubblici e settori che non vogliono essere informati attraverso i video e altri che non vogliono leggere.
Per concludere, il video è una possibile risposta a molte domande ma non é l’unica risposta. Chi usufruisce del contenuto lo paga, con il suo tempo. Tempo che è sempre più limitato in una popolazione attiva e impegnata. Chi ha tempo ama il video, perché ha una maggiore accessibilità e trasmette emozioni istantanee facilitate dal trasporto emotivo che può scattare se il video è fatto con mestiere. Sta a noi capire cosa realizzare in base al pubblico a cui vogliamo arrivare.