Per essere credibili dobbiamo essere verticali. Partiamo da questa frase, che molti di noi considerano un mantra per fare una disamina sulla verticalità e sul pubblico a cui ti riferisci.
Allora, cosa significa produrre contenuti verticali? E’ piuttosto semplice: se io ho un blog in cui parlo solo della mia città, di Ferrara, ho un sito verticale su Ferrara. Se parlo di sport a Ferrara è ancora più verticale perché parla di una zona circoscritta e di una parte di notizie che riguardano questa zone circoscritta. Quindi è evidente che più il contenuto è calato su un argomento preciso e una precisa nicchia di persone, più è verticale.
Va da sé, appunto, che la verticalità comporta un restringimento del pubblico potenziale: se io parlo di Ferrara la cosa interessa potenzialmente a tutti i ferraresi ma se parlo di sport a Ferrara prendo una piccola parte di ferraresi, o almeno una parte più piccola rispetto a tutti. Questo, abbiamo sempre detto, non è un problema: grazie alla Rete che ha una portata immensa e una capillarità straordinaria, parlare a una nicchia non è solo utile e necessario, ma non è nemmeno un problema di audience.
Chiaro che parlando SOLO di cravatte regimental avremo un pubblico più stretto che se parlassimo di politica estera ma, ragionevolmente, saremo solo noi a parlare di cravatte di quel tipo e tutti gli interessati leggerebbero solo noi. Come ovvia conseguenza noi diventeremo il punto di riferimento per quello che riguarda le cravatte regimental.
La scorsa settimana in aula in università un ragazzo mi ha chiesto “ma se io voglio aprire un blog e parlare di viaggi non lo posso fare perché ci sono già un mucchio di altri blogger che lo fanno, quindi non è vero che si deve aprire un blog” ed io ho risposto che “se decidi di parlare di quello di cui parlano già tutti no, probabilmente non ha senso. Parla a una nicchia, non a tutti. Quali viaggi ti piacciono? In tenda o in appartamento? In estate o in inverno? In Europa o in Africa? Stringi il campo e parla alla TUA nicchia, della TUA passione.”
Ma tutto il discorso della verticalità ha anche dei lati che se non vogliamo definire negativi possiamo almeno definire…. oscuri. Ammettiamo per esempio di parlare di social media marketing, cosa che oggi fanno un po’ tutti a ogni livello. Più ne scrivo in maniera ristretta, verticale, tecnica e precisa più dimostro di essere capace e preparato e più restringo il mio campo d’azione su persone che mi apprezzano. Se questo è innegabilmente vero è anche vero che dobbiamo capire CHI sono, queste persone.
A chi sto parlando?
Pronti alla risposta che non volevate sentire? State parlando ai vostri competitor. Si perché l’imprenditore medio che avrebbe bisogno dei vostri servizi per fare business NON sa che esistono i vostri servizi e non capisce un beneamato di quello che scrivete quindi continua a fare i volantini.
Il punto è che dobbiamo essere verticali ma non solo, a mio avviso: dobbiamo essere in grado di avvicinare persone che sono distanti da noi altrimenti il nostro rischio è quello di formare i competitor invece di avvicinare i clienti. Allargando il campo si va incontro a un altro problema: se parli tecnicamente ti apprezza quella nicchia di esperti come te che sa quello di cui parli, se parli in modo più divulgativo parli a una massa più ampia (e più interessante) ma ti esponi alle critiche dei tecnici di cui sopra che ti accusano di essere superficiale.
Quindi che fare?
Personalmente penso, visto che il fine è quello di raggiungere un pubblico da convertire in clienti, che ci debba essere un equilibrio tra tecnicismo, popolarità, divulgazione e verticalità. Dovete sapere con CHI parlare e dovete sapere COSA dire. Il resto, dalle critiche agli attacchi, sono dettagli sui cui passare serenamente sopra, se fate un lavoro serio.