Due recenti studi condotti da Twitter e dall’agenzia inglese Takumi, hanno dimostrato che gli influencer con meno di 100mila follower sono più efficaci nel generare credibilità e coinvolgimento verso la loro community.
Il ruolo degli influencer nell’attirare l’attenzione dei consumatori è in aumento e comincia ad erodere una parte di mercato alle celebrità.
I motivi per cui le aziende preferiscono blogger e youtuber sono riconducibili a molti fattori, alcuni dei quali sono:
- Relazione
Gli influencer hanno un rapporto stretto con il loro seguito. Questi personaggi di nicchia hanno rispetto di chi li segue e sono molto attenti alla relazione personale, cosa che non si verifica mai con un una star dello spettacolo. L’attenzione verso il pubblico genera fiducia e senso di appartenenza. - Reputazione
I blogger di settore fanno molta attenzione alla loro credibilità. Difficilmente un blogger riconosciuto metterebbe a repentaglio la propria credibilità, sostenendo una promozione nella quale non crede. - Comunicazione
Questi opinion leader hanno doti da comunicatori. Sanno realizzare testi, foto e video di qualità eccelsa, in un linguaggio differente e più aderente al pubblico dei social media. Cosa che riesce a poche agenzie pubblicitarie, molto più orientate a soddisfare le esigenze estetiche e comunicative delle aziende, riducendo il potere di engagement di questi contenuti. - Identificazione
Proprio perché non sono VIP, fanno scattare in chi li segue un senso di identificazione. Percepire l’altro come un proprio simile, aumenta il livello di attenzione verso il contenuto da parte del fruitore, che abbassa le difese tipiche nei confronti del messaggio promozionale
Secondo la ricerca di Twitter, il 56% degli intervistati ha dichiarato di fidarsi delle raccomandazioni di amici e parenti, mentre a ruota, il 49% ha detto che si fida della valutazione degli influencer seguiti.
Le aziende d’oltreoceano hanno compreso molto bene il ruolo degli youtuber e dei blogger di nicchia. Hanno anche capito che questo genere di promozione (native advertising) non può essere ingabbiata in regole, ma deve essere lasciata libera di adattarsi al registro comunicativo del singolo comunicatore. È l’unico modo per non creare promozioni che assomiglino ad uno spot pubblicitario, che risulterebbero dannose sia per il blogger che per l’azienda.