Vi è mai capitato di chiedervi quale possa essere il senso della parola “influenzare”? No perché secondo me dobbiamo fare qualche piccola digressione prima di parlare di influence marketing,
di influencer, di nodi, di snodi e di tutto quello che gira attorno alle pubbliche relazioni digitali.
Andiamo per ordine: quali possono essere le differenze tra l’influenzare qualcuno e persuaderlo?
Prima di tutto diciamo che influenzare, convincere e persuadere non sono attività negative
o manipolatorie, al contrario di quello che molti credono, perché il convincere (sinonimo di persuadere) significa portare qualcuno a cambiare i propri punti di vista o le proprie opinioni in maniera mirata, lucida, indipendente e senza mezzi occulti (sensi di colpa o cose simili) che possano essere utilizzati come grimaldelli psicologici.
Attraverso il ragionamento, la dialettica e il linguaggio del corpo posso cercare di convincere
o persuadere qualcuno del fatto che ha torto o che sta sbagliando o che, perché no, sta comprando il prodotto sbagliato.
La persuasione quindi denota volontà: se tento di convincere qualcuno sto compiendo un’azione conscia, il persuasivo (o presunto tale) opera in piena consapevolezza.
Eccola la differenza tra persuasione e influenza: la seconda può anche essere involontaria.
Non per forza infatti noi influenziamo altre persone in modo volontario, nel senso che se per esempio siamo fermi ad un passaggio a livello in motocicletta e indossiamo delle bellissime scarpe, chi le vede potrebbe essere interessato a capire marca e modello ma non necessariamente noi ci rendiamo conto del fatto che qualcuno ci guarda ed è influenzato dalle nostre scarpe.
Quindi, la persuasione è consapevole l’influenza non per forza.
Partendo da questo ragionamento passiamo alla seconda parte del nostro breve percorso sull’influence marketing: quando siamo convincenti e diretti a una persona siamo, appunto, persuasivi, quando lo siamo in modo massivo (e consapevole) siamo di fatto influenti.
Ecco quindi che le due cose si uniscono in un unico punto e qui nasce l’influencer, o lo snodo, ovvero colui che in un modo o nell’altro è in grado di decidere le notizie o le informazioni da passare ed è in grado, grazie alla propria esperienza, di tradurle per i suoi lettori/seguaci.
In questo caso cosa otteniamo? Otteniamo di fatto un influencer, certo, ma qual è l’unica caratteristica nota a TUTTI gli influencer? La credibilità.
La credibilità è il mattone sul quale poggia tutta la comunicazione, di tutto, da sempre.
La forma E’ contenuto perché la credibilità E’ contenuto.
Se Rubbia mi dice che imbrigliare il sole è possibile e poco costoso io gli credo, perché è Rubbia.
Se Rudy Bandiera dice che imbrigliare il sole è possibile e poco costoso nessuno gli crede perché è Rudy Bandiera.
Di fatto sono le persone, il loro passato, quello che hanno fatto, studiato, scritto, le persone con le quali hanno parlato e il materiale che hanno condiviso a fare di loro quello che sono.
Le persone sono a tutti gli effetti persuasive o influenti solo se sono credibili.
Ecco perché le digital public relation o l’influencer marketing sono qualcosa di affascinante e di sostanzialmente pulito: nessuno è in grado di influenzare gli altri o di persuaderli se non è credibile e per essere credibile si necessita di uno storico virtuoso (nel proprio campo, ovviamente).
Chi non ha uno storico non è credibile e quindi non è persuasivo e quindi non è influente:
può essere un manipolatore ma è TUTTO un altro discorso.
E’ importante capire il senso delle parole 🙂