Protagonista dell’ultima intervista della rubrica “Ask the creator”, ideata per fornire consigli per influencer da top influencer, è Stefano Tiozzo. Stefano, vincitore della nostra classifica sui migliori travel influencer italiani, è un reporter, documentarista, organizzatore di viaggi e fondatore di Seva Project, che si propone di impiantare nuovi alberi per ridurre l’inquinamento ambientale. Scopri la sua storia e tutti i suoi consigli.
Ciao Stefano raccontaci com’è nato questo successo
Come gran parte delle belle storie, nasce quasi per caso. Nel 2013 decisi di fare un viaggio in solitaria a Capo Nord in macchina, e di raccontare tutto in un video. Ero convinto che quel video l’avrebbero visto meno di 1000 persone, ad oggi invece sono centinaia di migliaia di persone che hanno visto quella storia. Da lì è iniziata un percorso che per i primi anni è stata solo passione, e poi, attraverso un lungo e tortuoso percorso che ho raccontato nel dettaglio nel mio primo libro “l’anima viaggia un passo alla volta”, è arrivato al punto di diventare il mio mestiere a tempo pieno.
Cosa scatena la tua creatività?
Non saprei cosa dire perchè la mia creatività sotto certi versi è sempre attiva, produco idee senza sosta, ma ciò che realmente “accende” il mio motore creativo sono le storie interessanti, le storie particolari. Se mi imbatto in una storia affascinante, sento un impellente bisogno di raccontarla. Oltre a questo, i miei migliori amici sono gli imprevisti. Ogni volta che qualcosa va storto, inizio a guardarmi intorno con maggiore attenzione, perchè vuol dire che c’è una grande opportunità che non vede l’ora di essere colta.
Per un travel influencer è importante avere la giusta strumentazione per produrre contenuti di qualità. Quali sono le dotazioni che non possono mancare nel tuo zaino?
Essendo io molto legato alla fotografia di paesaggio, logicamente il mio zaino è una zavorra pesantissima piena di cose. Ciò a cui non posso rinunciare ovviamente sono la mia Reflex e il grandangolo con cui giro gran parte dei miei vlog, e, ovviamente, il microfono.
Quali sono i fattori a cui presti maggior attenzione quando i brand ti propongono una collaborazione?
Ovviamente ogni caso viene valutato a sé, ma ci deve essere il giusto compromesso tra una serie di fattori. In primis, il brand deve piacermi, ed essere il più possibile coerente con il mio campo d’azione (viaggi, storie, culture, ecc.) poi l’ingerenza del brand sui contenuti che produco dev’essere minima, se non idealmente assente (devo essere libero di produrre i contenuti che io so essere validi per il mio canale, e non ciò che mi impongono i brand, che nel 99% dei casi non hanno la minima idea di cosa voglia dire avere un seguito e doverne rispettare le esigenze). Infine, e sarebbe ipocrita non specificarlo, il budget che il brand è disposto a investire in relazione all’impegno richiesto. Se devo lavorare gratis, è meglio farlo per me stesso, giusto?
Ci sono profili Instagram che trovi particolarmente interessanti?
Ovviamente ce ne sono una valanga, a seconda delle aree di interesse. Daniel Kordan, Max Rive, Richianson, Rkrkrk, e la lista sarebbe ancora lunghissima, ma ovviamente il profilo più interessante è SevaProject_official.
Che consiglio pratico daresti a chi vuole intraprendere un percorso simile al tuo? Quali sono invece gli errori da evitare?
L’errore più grave che si possa fare, e che per gran distacco è il più comune, è l’approcciarsi a questo mondo con un attitudine egoistica o comunque troppo orientata verso sé stessi. La vita di un personaggio visibile o pubblico è e deve necessariamente essere al servizio degli altri, non dei propri interessi o del proprio tornaconto personale. Quello che io suggerisco è di mettere sé stessi all’ultimo posto dell’equazione, e mettere al primo posto le persone che usufruiscono del nostro lavoro. In una parola, concentrarsi non sulle cose per cui la gente ti dice “bravo”, ma su ciò per cui la gente ti dice “grazie”. Quella è la vera strada che porta al successo, non in termini di lavoro, ma nella vita in generale.
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