La lenta migrazione della fiducia
Prendiamo continuamente decisioni e indirizziamo la nostra attenzione e il nostro comportamento in base ad un elemento che riteniamo fondamentale, la fiducia. Senza questo imprescindibile requisito, le nostre scelte sarebbero dettate da elementi misurabili e dall’esperienza personale, che non possiamo ottenere in qualsiasi situazione. Se siamo medici non abbiamo le competenze di un idraulico e dovendo sostituire una caldaia, non potendo permetterci di studiare una nuova materia, dobbiamo affidarci a qualcuno che scegliamo usando le nostre percezioni. Attribuiamo la fiducia a qualcuno che ci rassicura in base alle precedenti esperienze.
Concediamo la fiducia alle persone che ci circondano, ma anche alle istituzioni e ai media. La fiducia globale non è qualcosa di fermo e immobile, ma varia in funzione delle delusioni e dei mancati riscontri. Se un gruppo politico, che in passato ha ottenuto tanta fiducia e di conseguenza tanti voti, non avrà saputo dar seguito a questa fiducia e rafforzarla, la perderà e di conseguenza calerà il suo seguito.
Negli studi che Edelman ogni anno esegue, si evidenzia lo spostamento della fiducia nella popolazione. Ogni anno si registra un lieve, ma significativo, movimento che determina un cambio di registro su quali siano le fonti più ascoltate tra il grande pubblico.
Storicamente erano i grossi media a detenere la stima e il seguito del pubblico. Le cose scritte sui giornali o dette alla TV erano insindacabili e percepite come veritiere dalla maggioranza della popolazione. Negli ultimi decenni questi grandi centri di attenzione hanno perso sempre più questo ruolo. I grossi media non sono più le fonti più ascoltate dal pubblico. Vi è stata, secondo i dati, “un’inversione di influenza”, tanto da far registrare un abbassamento di fiducia nei mass media. L’85% delle persone ritiene poco affidabili politici, autorità e istituzioni pubbliche, mentre il 78% ritiene più attendibili conoscenti e famigliari. Gli esperti e accademici sono ritenuti affidabili dal 65% e i giornalisti dal 44%.
Secondo i dati anticipati da DataMediaHub, l’influenza dei social network ha scardinato il sistema rendendo i singoli nodi (gli utenti) portatori di un’informazione ritenuta affidabile e meritevole di essere creduta. Una conferma dell’analisi di Edelman, che ha ipotizzato l’inversione di influenza a beneficio di chi usa i social per alimentare la conversazione quotidiana su un suo pubblico ristretto e che li apprezza. Facebook e Twitter hanno creato un luogo informativo in cui tutti abbiamo la capacità e la responsabilità di informare chi ci segue e accorda più fiducia a noi che ai media classici.
L’elezione di Trump, la Brexit e altri esempi più vicini a noi, sono l’esempio della perdita di influenza dei media, che viaggiavano in direzione contraria rispetto al risultato che si è ottenuto alle urne.
Chi comunica o informa, da ora non può più permettersi di escludere le singole persone dalla propria strategia di diffusione, perché sono questi al centro della fiducia!