In questi giorni si è concluso il mio primo anno da CEO di Buzzoole. Ho già ricoperto questo ruolo nelle mie precedenti esperienze imprenditoriali mentre è la prima volta che mi metto alla guida di una start-up e di un team che non ho progettato io.
Quando si sta sul mercato dell’innovazione e si decide di “intraprendere”, facendo azienda ci si confronta con enormi difficoltà, terreni accidentati e percorsi instabili.
Gli ultimi 12 sono stati sicuramente i mesi più duri e difficili per Buzzoole. Ci siamo trovati a cambiare rotta, senza provare a decelerare e mentre eravamo lì è arrivata un’onda anomala, imprevedibile, chiamata Covid. Del resto non è così che si impara a surfare le onde grosse?
Giorno dopo giorno abbiamo cercato e ritrovato compattezza, unità d’intenti e non abbiamo mai smesso di credere che la rotta intrapresa dalla nuova squadra potesse consentirci di riprendere la corsa.
Il nuovo aumento di capitale, sottoscritto dai VERTIS e StarTIP, soci che non ci hanno mai fatto mancare il supporto, e da CDP che ha scelto di contribuire con il suo determinante ingresso, servirà a darci il respiro finanziario e le risorse per accogliere la nuova sfida che abbiamo di fronte.
Osservando la recente storia di Buzzoole, le difficoltà e i passi falsi che un’azienda condannata a crescere ha anche il diritto di fare, potremmo associare quanto accaduto al concetto di “resilienza”, e considerare Buzzoole una azienda resiliente. Termine largamente usato e definitivamente sdoganato durante la pandemia che stiamo vivendo tutti i giorni, per indicare la capacità da parte di individui, comunità e organizzazioni di resistere agli impatti e alle conseguenze del Covid nella vita di tutti i giorni.
In realtà parafrasando e attingendo dal pensiero del noto trader e filosofo Nassim Nicholas Taleb penserei piuttosto a Buzzoole come ad una azienda “antifragile” più che ad una “resiliente”.
Per capire il concetto di antifragilità si parte dal suo opposto, la fragilità. Un sistema, un’azienda o un organismo fragile è esposto continuamente ai rischi che possono danneggiarlo o anche distruggerlo. Per proteggere un sistema fragile – in genere – si mettono in atto comportamenti o modifiche per renderlo più robusto. In tal modo si implementa un concetto di resistenza e di resilienza. Ma robustezza e resilienza portano in sé un grosso limite: la rottura.
Un sistema resiliente, o robusto, è comunque uguale alla sua versione fragile, solo che ha “qualcosa in più” finalizzato ad aumentare la propria resistenza, ad alzare il livello del proprio punto di rottura.
Come si comporta invece un sistema antifragile? Esso subisce l’evento traumatico, lo fa proprio, e lo sfrutta per migliorare.
Per capire meglio questi concetti pensiamo alla natura. La natura evolve. L’evoluzione naturale è un comportamento messo in atto dagli organismi viventi per modificarsi a fronte di condizioni avverse. Tali condizioni portano all’estinzione di alcuni organismi ma alla sopravvivenza di quelli che si sono modificati. E qui atterriamo ad un passaggio centrale. L’evoluzione non è basata sulla protezione degli organismi, ovvero su renderli più robusti o resilienti. E’ basata sul cambiamento, gli organismi nuovi sono più forti di quelli precedenti.
L’antifragilità è il vero opposto del concetto di fragilità. Denota la capacità di un sistema di cambiare e di migliorare a fronte di fattori di stress esterni al fine non di proteggersi, bensì di adattarsi. Un sistema antifragile abbraccia l’imprevisto, l’incertezza, ne assume positivamente il rischio ed è predisposto ai cambiamenti, anche se questi possono sembrare dolorosi. Un sistema antifragile impara a convivere con il rischio.
Del resto abbiamo un esempio lampante di antifragilità proprio nel mercato della tecnologia dove il concetto di antifragilità e quello di “agile” sono molto connessi. Nei progetti basati sui modelli appunto “agili” l’antifragilità indica la capacità di cambiare, di accettare le richieste di cambiamento, di migliorare attraverso l’apprendimento.
Ed ora avanti tutta, abbiamo tutto quello che serve per poter affrontare le nuove sfide, guardando con fiducia al futuro. Dopo le recenti difficoltà abbiamo una consapevolezza delle nostre capacità che forse non sapevamo di avere.